È drammatico il profilo del Comune di Napoli dal punto di vista dell’efficienza energetica. Eccettuato appena il 2%, le abitazioni partenopee versano in pessime condizioni di riscaldamento. Secondo la scala prevista dalla certificazione energetica, il 98,5% degli edifici si trova nella classe G, l’1.5% nella F. Questo è quanto è emerso da uno studio dell’Università Federico II, elaborato dal Dipartimento di Termofluidodinamica Applicata e Condizionamenti Ambientali.
Classe F che non rappresenta certo un’eccellenza, se messa al confronto con un range di valutazione che si muove dalla A alla G. Ma la situazione potrebbe presto cambiare. Dal primo gennaio 2012, infatti, è obbligatorio l’inserimento della classe energetica nella compravendita. Da questa può dipendere un deprezzamento che, secondo la disposizione di legge 192 (19/08/2005), giunge fino al 30% nel caso del livello più basso.
Quali sono le soluzioni al problema? Quanto messo in luce da uno studio dell’Agenzia Napoletana Energia Ambiente (ANEA), illustrato in occasione della quinta edizione EnergyMed, sono numerosi gli interventi che, a fronte di un minimo investimento, potrebbero incidere in misura sensibile sul risparmio indotto dall’efficienza.
L’esempio tipo è quello di un’abitazione di 80-90 mq dal valore di circa 300.000 euro dalla bassa categoria energetica. In base a quanto disposto dalla legge, il rischio è di una perdita di circa 90.000 euro. Mentre affrontando una spesa di 20.000 euro si può migliorare il rendimento energetico, con evidenti ripercussioni sulla classe energetica attribuita.
Tra le misure previste:
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sostituzione di scaldacqua elettrico con scaldacqua a metano a camera stagna e accensione piezoelettrica
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sostituzione di dispositivo esistente con caldaia unifamiliare a 4 stelle a gas naturale
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sostituzione di vetri semplici con doppi vetri
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isolamento termico delle pareti e delle coperture
Ma davanti all’attanagliante crisi economica a cui sono sottoposte le famiglie italiane, gli interventi necessari saranno concretamente applicabili?