Rinnovabili e occupazione. Entro il 2020 il settore delle rinnovabili conterà quasi mezzo milione di posti di lavoro in più. Un risultato conseguibile a condizione che in Europa l’efficienza energetica e le rinnovabili diventino prioritarie, al posto di nucleare e fonti fossili.
Si tratta delle conclusioni emerse dal rapporto europeo 2012 “Energy [R]evolution”, elaborato per conto di Greenpeace ed European Renewable Energy Council dal Centro nazionale tedesco per l’aerospazio, l’energia e i trasporti.
Una rivoluzione energetica che potrebbe fornire anche risparmi a lungo termine per i consumatori e un freno ai cambiamenti climatici, mentre per ora in Italia sarebbero a rischio 6.000 posti di lavoro per colpa della crisi e del quinto conto energia.
“Le rinnovabili sono in Europa la fonte energetica che cresce di più, in gran parte grazie agli obiettivi europei che ci siamo posti. Stiamo arrivando però rapidamente a un punto di svolta. E’ possibile diminuire la dipendenza dai combustibili fossili con le rinnovabili e senza bisogno di andare a cercare il petrolio a mare come vuole fare il Governo Monti”, spiega Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia.
È necessario un netto impegno europeo nelle politiche energetiche, impegno coerente nei vari Paesi membri, dove le rinnovabili forniscono già oggi il 12,5% del fabbisogno energetico complessivo e la crescita del settore sta avvicinando sempre più l’obiettivo europeo del 20% al 2020.
“Ogni aumento di un euro del prezzo del petrolio costa oltre 400 milioni di euro al mese ai consumatori europei. L’Ue può dimezzare questa dipendenza entro il 2030 con più efficienza e più rinnovabili”, sostiene Sven Tesk, esperto di politiche energetiche di Greenpeace International.