La risorsa migliore dei paesi in via di sviluppo per far fronte ai cambiamenti climatici è l’eolico. È questa una delle conclusioni a cui giunge il recente studio pubblicato su Nature, che prende in esame sei nazioni (Brasile, Nicaragua, Egitto, Kenya, India e Thailandia) e il rispetto degli accordi di Cancùn e di Durban.
Perché l’eolico? Ragioni economiche e non solo. In quasi tutti i Paesi esaminati, infatti, la produzione di energia attraverso il vento costerebbe fino a quattro volte e mezzo meno del fotovoltaico, a pari emissioni di CO2.
A emergere un dato davvero sorprendente: gli incentivi pubblici alle rinnovabili potrebbero non contribuire allo sviluppo di questi Paesi. Il rischio sarebbe di influenzare il mercato modificando il rapporto attuale tra costi e benefici. Ulteriore soluzione alla mitigazione dell’impatto sul clima sarebbe invece l’investimento dei denari pubblici nella cattura e stoccaggio della CO2.
Unico limite dello studio la sua impostazione unicamente economica e quantitativa. Meno attenta ai dibattiti scientifici che ruotano intorno alle tecnologie implementabili. I risultati andrebbero messi a confronto con altre indagini scientifiche, come quelle che dimostrano che l’eolico ha un impatto ambientale minore al crescere delle sue dimensioni.
Sarà davvero il vento a salvarci dall’inquinamento e a fare da volano nel campo delle rinnovabili?