Il concetto della bioedilizia affonda le sue radici nella germania degli anni ’60 del secolo scorso, dove la “Biologia dell’Edificio” cominciò a diffondere la tipica atmosfera olistica di quegli anni anche sui luoghi nei quali vivere e non soltanto sui modi per affrontare la vita.
Nel corso degli anni questo tipo di approccio si è sempre più evoluto, includendo aspetti più prettamente architettonici e di design a fianco ai concetti di sostenibilità ambientale che si sono andati mano a mano delineando nei decenni successivi.
Oggi è comune infatti parlare di bioarchitettura e di architettura sostenibile per indicare tutte quelle costruzioni edificate con particolare attenzione alla limitazione dell’immissione di sostanze inquinanti e dell’uso di risorse non rinnovabili; nella costruzione in bioedilizia si cerca infatti sempre di porre particolare attenzione al risparmio energetico, all’uso razionale delle risorse (quella idrica in primo piano) e all’utilizzo di materiali bioecologici di provenienza regionale e conosciuta, in modo da ridurre al massimo anche le ricadute legate al trasporto dei materiali.
Ulteriore aspetto fondamentale dell’architettura sostenibile è quello di utilizzare materiali riciclati ed in grado di essere a loro volta riutilizzati: riducendo al massimo la quantità di materiale “a perdere” l’impronta ecologica di una costruzione in bioedilizia tenderà progressivamente a ridursi, garantendo un livello di sostenibilità ambientale sempre maggiore.