È stato da poco definito l’accordo provvisorio europeo relativo alla proposta di direttiva comunitaria sull’efficienza energetica. Al momento la direttiva prevede che gli stati membri si impongano degli obiettivi indicativi risparmiando energia in ambiti e metodologie specifiche. Figurano tra gli interventi le ristrutturazioni di edifici e stabilendo il volume del risparmio da conseguire.
Si tratta di misure comuni progettate per assicurare la conquista dell’ambizioso obiettivo di ridurre i consumi di energia del 20% entro il 2020. A ogni Stato è richiesta, infatti, la presentazione di un piano d’azione progettato per la meta comune.
Nell’ambito dell’edilizia, la direttiva comunitaria sull’efficienza energetica prescrive ai 27 Paesi membri il rinnovo del 3% del territorio occupato da edifici riscaldati o raffrescati posseduto dal governo centrale. La metratura utile totale deve superare i 500 metri quadri. Mentre dal 2015 saranno coinvolti anche gli edifici superiori al 250 metri quadri.
Ma veniamo alle imprese energetiche. In questo settore i sistemi di efficienza dovranno tenere conto dell’obiettivo comune di risparmio entro il 2020. Dal 2014 al 2020 ogni anno dovrebbero ottenere una diminuzione dei consumi dell’1,5% nella vendita annuale di energie ai clienti finali.
Per avere dei risultati concreti, ogni impresa sarà sottoposta a un audit energetico, in altre parole controlli con scadenza triennale atti a verificare l’effettiva veridicità dei rapporti stilati periodicamente. Inoltre, gli Stati membri notificheranno alla Commissione una “valutazione globale” entro il dicembre 2015.