I timori intorno al futuro del mattone si addensano, la crisi economica potrebbe scontare un ulteriore aggravio causa uscita della Grecia. In questo scenario gli uffici studi del settore estendono il periodo di contrazione fino a tutto il 2014. Nel frattempo c’è chi vuole procedere con l’acquisto prima casa, interrogandosi se sia ancora la scelta giusta rimanere fedeli al mattone per assicurare valore del capitale nel tempo.
Cerchiamo di capire il rapporto tra stipendio percepito e costo delle abitazioni. Partendo da una coppia di lavoratori dipendenti con un reddito netto complessivo pari, nel 2011, a 38.700 euro, servono 8 anni di stipendi cumulati per acquistare l’abitazione. Valore più alto, se poi non di molto, rispetto al 1970, quando servivano 6,9 annualità.
In sostanza le variazioni nel rapporto tra redditi e case restano abbastanza limitate. Sebbene vada considerato un potere d’acquisto che varia da città a città. Non siamo quindi difronte alla tanto paventata bolla immobiliare. I prezzi restano nella media registrata nell’arco degli ultimi 50, è quanto emerge dalla ricerca Casa24 Plus di Scenari immobiliari.
Se si pensa agli stipendi, ormai bloccati dal 1990 ad oggi, non possiamo sorprenderci del conseguente valore degli immobili. Il clima di incertezza porta a ridurre la quantità di scambi, causa anche del difficile andamento dell’economia, la complicata situazione politica internazionale e una finanza soggetta a forti fragilità.
Molto peggio di noi la Spagna, dove il mercato deve fare i conti con un milione di nuove abitazioni invendute. L’acquisto della prima prima casa resta un punto fermo, malgrado il clima di pressante incertezza che alberga in ognuno di noi.